
Il Castello dei Pavoni
Uno sfarzoso maniero si erige in cima ad una collina. I pavoni sono gli ultimi abitanti di questo luogo, mentre lusso e abbandono convivono sospesi nel tempo.
CASTELLI
9/17/20243 min leggere
Un lungo viaggio mi porta dinanzi ad un rivellino di epoca medievale con il portone divelto, l'ingresso del possente maniero che domina l'intera collina. Ripetuti gracchii mi accompagnano per tutto il parco e delle piume di pavone sono sparse per il sentiero.
Appena varcato l'ingresso del castello ci si rende conto immediatamente che è lo sfarzo a fare da padrone, nonostante gli anni di abbandono. Un grande salone con camino e armature decorano la stanza, grandi candelabri in ferro battuto penzolano dai soffitti.


Il castello fu edicato nel X secolo per ordine dell'episcopato locale. Nei secoli ebbe numerosi passaggi di proprietà, a causa delle guerre e della sua posizione strategica. Divenne una dimora nobiliare soltanto a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, con le sue terre utilizzate per la produzione di vini di qualità. L'ultimo dei suoi proprietari fu, infatti, un noto agronomo della zona, ma con la sua morte, nel 2017, il maniero cadde in un lento stato di abbandono.


Quasi ogni stanza del castello è affrescata e piena di mobili e decorazioni. E' facile perdersi tra questi corridoi perchè la struttura è veramente ampia e fotografarla richiede parecchio tempo. Ma la luce nei brevi pomeriggi autunnali, fa molto presto a sparire.




Mobili antichi, carte da parati, porcellane, quadri di antenati e un biliardo impolverato. E' molto difficile descrivere la moltitudine di decorazioni che si trovano in questo maniero. Meglio lasciar parlare le foto.




«Era una donna di aspetto etereo, bionda, con un abito bianco. Io e due miei amici - che vi potrebbero confermare la cosa - la distinguemmo chiaramente, dietro una finestra del cortile del castello. Convintici che non era un semplice gioco di luce del caldo sole di un mezzogiorno d’agosto - sì, proprio mezzogiorno, non mezzanotte - io e gli altri due la circondammo passando per i corridoi che si incrociavano nel punto in cui c’era lei. La donna non aveva gambe, ma il lungo abito sembrava fluttuare sul pavimento. Non appena ci avvicinammo svanì.
Ci guardammo in faccia, pensando che poteva essersi trattato di un’allucinazione collettiva. Se non fosse che altri strani fatti sono accaduti in questo castello...»
Mentre esploro e fotografo l'ultima, e forse la più bella di tutte le stanze, il sole inizia a tramontare e l'atmosfera opulenta, calma e protetta dalla polvere, inizia a mutare e a lasciar spazio ad un forte sentimento di inquietudine, diventando fredda e decisamente inospitale. Nonostante il mio scetticismo, la sensazione di essere di troppo non può essere ignorata. Ad attendermi fuori dal cortile, alcuni pavoni che gracchiano sopra ad un'enorme magnolia, il loro stridìo mi accompagna sino all'uscita.






La testimonianza, un pò folkloristica, dell'ultimo proprietario del maniero racconta di un luogo, da secoli, infestato dai fantasmi.