
Il Conte di Norvegia
Un antico palazzo che giace dimenticato sotto la polvere, nasconde lussuosi arredi e numerosi oggetti. Il proprietario era un eccentrico conte proveniente dalle fredde terre norvegesi.
VILLE E PALAZZI
1/15/20253 min leggere
"Il Conte Lilstrøm se ne stava appollaiato al davanzale della finestra, pensieroso, quasi affranto. Gettava il suo sguardo tra i fitti boschi che circondavano la sua dimora, forse, ricordando i fiordi norvegesi, oramai così lontani. Furono i primi fiocchi di neve della stagione a farlo risvegliare dai suoi pensieri."
Il palazzo è circondato per gran parte da una fitta vegetazione che lo rende quasi impenetrabile, riesco a malapena ad arrivare ad un'ala ormai divenuta rudere, col tetto sfondato e molte macerie, qualche segnale di una tentata ristrutturazione giace a terra, materiale poggiato lì e privo di qualsiasi utilizzo.
Entrando dalle cantine si nota immediatamente che l'esplorazione sarà pericolosa, ci sono crolli e alcuni soffitti mantenuti soltanto da pali in ferro. In compenso, la prima stanza in cui butto un occhio, merita subito di essere fotografata.


Una stanza ricolma di roba, spicca qualche quadro, libri antichi ed ingialliti dal tempo, al di sopra di questi, una magnifica volta con degli strani stemmi. Una specie di drago sputa delle fiamme sopra ad un blasone alato. Camminando nel corridio, noto appesa ad una vecchia lampada da parete, un piccolo stendardo della Norvegia, un dettaglio che mi colpisce e mi porterà a spulciare i documenti trovati nel palazzo. Continuando l'esplorazione, il piano terra non rivela grandi scoperte, alcune stanze sono spoglie o troppo caotiche. Decido quindi di salire le scale.
Al di sopra i pericoli aumentano, i crolli sono numerevoli e alcune parti le raggiungo con difficoltà, purtroppo i vari passaggi non mi permettono di portarmi dietro l'attrezzatura. Non che ci fosse chissà cosa da fotografare, ma ahimè, ad oggi, mi rendo conto di non essere riuscito a documentare molto di questo palazzo. La scoperta più bella però, sta per arrivare, infatti si para davanti a me una stanza ancora immacolata, il salotto del Conte Lilstrøm.






Il Conte Lilstrøm è un nome di fantasia, che deriva dalla storia del nobile norvegese, realmente esistito, un uomo colto e appassionato di belle arti. Sparse nel suo palazzo, si trovano numerose opere d'arte gettate nel più completo caos, e molte di esse ormai rovinate. E' stato difficile reperire alcune informazioni, le poche che sono riuscito a rintracciare, derivano dalle dicerie del bar del paese. Pare che abbia lasciato la terra scandinava poco prima di metà 900, mentre era ancora giovane, forse per imparare le arti. Un busto lo rappresenta in uniforme, potrebbe aver prestato servizio nell'esercito, negli alti ranghi come tutti i rappresentanti delle famiglie nobili. Acquistato il palazzo, divenne una specie di piccolo mecenate e finì per trasferirsi in pianta stabile in Italia, dove conobbe sua moglie, anch'essa di nobile famiglia. Dopo la loro scomparsa, gli eredi pare che non si siano molto interessati al palazzo di famiglia, tutto giace immobile, tranne qualche sporadico tentativo di non farlo cadere interamente in macerie.
Tornando all'esplorazione, molti oggetti sono degni di attenzione. Un trofeo di caccia è appeso alla destra di un grande specchio dorato, davanti ad esso troneggia il busto del Conte in uniforme e la foto di sua moglie. Ai loro piedi un tavolino con sopra una spada rovinata. I mobili sono unici, le sedie di un dorato sbiadito, sembrano uscite da un film horror di Halloween. Un'antica borsa da medico è appoggiata su di un divano, qualcuno della famiglia doveva essere un dottore, è presente addirittura la laurea.
Scostando la tenda, si entra in una stanza con un magnifico pianoforte a coda, ricoperto di oggetti vari.




L'esplorazione nel palazzo del Conte Lilstrøm termina qua, fuori tira un vento forte e gelido, lasciare il tepore antiquato di queste stanze mi risulta faticoso, l'immagine del Conte appoggiato al davanzale della finestra, che ricorda le sue terre fredde, è ancora ben impressa nelle mia testa. Ogni luogo lascia in chi esplora, qualche traccia di chi ha riempito di vita queste mura.