Masada

L'iconica piscina abbandonata più famosa d'Italia, meta di esploratori da ogni parte del mondo. Un luogo fatiscente ma suggestivo, nascosto in una collina, dove la natura si riappropria dei suoi spazi.

ABBANDONI VARI

1/27/20253 min leggere

Sul fianco della collina che domina il paese sottostante, nascosta tra gli alberi, c'è un'insolita costruzione. Conosciuta in tutto il mondo come iconica meta urbex, la piscina Masada è stata una delle mie prime esplorazioni, quando ancora non conoscevo il significato della parola urbex.

Percorsa una strada che costeggia la collina, si arriva ad un cancello arrugginito, l'ingresso è semplice e i vicini ormai hanno fatto l'abitudine al via vai degli esploratori e dei ragazzini in cerca di avventura.

Un edificio mai terminato è ridotto ad uno scheletro di cemento armato, al suo interno solo qualche bancale e alcuni graffiti. Al suo fianco compare invece la piscina, un fatiscente involuco di ferro, vetro e plexiglass. Un'opera architettonica notevole, una piscina al chiuso ma con vetrate sia alle pareti che al soffitto, rendendo così possibile ammirare il panorama ed il cielo.

Nella parte inferiore della struttura, appena sotto al terrazzo, nascosta tra i rovi, compare quello che una volta era il ristobar della piscina. Ormai resta soltanto qualche panca in legno ed il bancone con il forno a legna, tutto rigorosamente devastato. I resti di qualche decorazione tra muffa e calcinacci. 40 anni fa questo era un luogo di incontro, specialmente per i giovani che venivano a mangiare pizza, panini e hot dog, forse lo stile doveva ricreare quello degli american diner.

Risalendo nella parte superiore, camminando tra rovi e detriti, si giunge nelle stanze limitrofe alla grande vasca, difficile capire cosa fossero, si riconosce soltanto il bancone dove probabilmente si pagava l'accesso o si ritiravano eventuali accessori o indumenti.

Due tornelli, ormai inutili ed arrugginiti, rimangono ai lati dell'ingresso, a custodire una vista quasi apocalittica. La vegetazione cresce rigogliosa e si è riappropriata dello spazio. Le mattonelle, una volta calpestate dai bagnanti, adesso sono ricoperte dai vetri e logorate dalle piante che si fanno spazio nelle intercapedini. Provo una sensazione di pace, un silenzio che soltanto certi luoghi riescono a dare, pare che qua dentro la tensione tra uomo e natura si sia spezzata, quasi riconciliata. Le decadi di abbandono superano notevolmente gli anni di utilizzo, questo dona al luogo un'aura nuova, un luogo che non ha più una funzione da lungo tempo, avvolto da quello che per molti è solo degrado.

La grande vasca è ormai a cielo aperto, pochi pannelli in plexiglass resistono appesi allo scheletro in ferro. Il trampolino è più simile ad una statua, più che al suo reale utilizzo. Al lato opposto, le piattaforme pare che lo fissino come se fosse un oracolo, un monumento di quei lontani anni di gloria e divertimento.

Prima di lasciare questo luogo, è giusto spendere qualche parola per raccontarne la storia. Costruita a cavallo tra gli anni 70/80 da investitori locali, fu un luogo di spicco per il nuoto e per lo svago dei cittadini della piana. Incastonata in un bosco, molti ancora oggi si ricordano di questa struttura e delle tante vasche fatte. Il periodo di attività purtroppo è stato breve, dalle mie ricerche nemmeno 10 anni, poichè dovette chiudere per difficoltà legate all'approvvigionamento di acqua e per problemi di cedimento del terreno su cui è collocata.

Un luogo che resta nel cuore di chi lo ha vissuto nei suoi pochi anni di funzionamento, ma che ha continuato a vivere e ad essere esplorato per decenni dai ragazzi della zona e dagli esploratori che immancabilmente inseriscono la Masada nei loro tour urbex.