Runia pt2

Sua maestà Runia, il luogo più bello che abbia mai esplorato e uno degli abbandoni più belli d'Italia. Stanze idilliache, affreschi, arredi antichi, decadenza, tutto quello che ogni esploratore possa sognare, qua dentro c'è.

VILLE E PALAZZI

10/9/20253 min leggere

Ci eravamo lasciati durante l'esplorazione del meraviglioso salone rosso. Adesso riprendiamo questo viaggio salendo le scale che portano al primo piano. Da una porta filtra una luce calda e dorata. Varcando la soglia capisco il perchè.

Un'altra grande sala, stavolta dorata e più fatiscente. Lo stile degli arredi è il solito ma caotico, ci sono sedie, tavoli ed un divano messi senza un'apparente senso. Ci tengo a precisare che in ogni stanza di questa dimora, nessun oggetto è stato spostato per comporre un arredamento, ciò che vedete è esattamente com'è stato posizionato dai proprietari. Un meraviglioso televisore vintage, una radio d'epoca, una logora lampada da terra. Tutti oggetti che portano con sé il peso degli anni. Sul divano un quadro che ritrae Elvira Bonturi, moglie del compositore lucchese Giacomo Puccini. La carta da parati strappata crea la solita pazzesca atmosfera, tanto cara agli esploratori urbani. Mentre ero intento a scattare, un simpatico piccione ha svolazzato per tutta la stanza , il risultato lo vedete guardando sulla sinistra, sopra la porta.

Una delle stanze limitrofe al salone dorato, è una meravigliosa camera da letto, vista in anteprima da un buco nel soffitto.

La luce del sole filtra direttamente dal tetto crollato. Mi muovo lentamente e soltanto ai margini, troppo pericoloso arrivare al centro. Il cassettone sembra che stia per cedere da un momento all'altro. La situazione è decisamente pericolante.

Anche il resto del piano non è il massimo della stabilità, alcune delle stanze che vi mostrerò in questo articolo, ad oggi hanno subito gravi danni. Alcuni esempi sono la stanza ricolma di giochi, il bagno crollato visto quando ero ancora nel giardino ed un chiaro ed esplicito cartello appeso alla maniglia di una porta.

Adesso è arrivato il momento di mostrare il cuore di questa dimora, ovvero lo studio, la parte alla quale rimango più affezionato. Tramandato di padre in figlio, questo ambiente è stato il centro nevralgico della vita economica di questa famiglia. I quadri alle pareti mostrano una laurea in medicina e chirurgia, datata 1936 e firmata da Vittorio Emanuele III a Roma. La biblioteca è piena di tomi di medicina e di arte. Una bellissima cassaforte è posizionata al centro delle librerie. Al di sopra alcuni trofei. La quantità di oggetti personali è veramente impressionante. Ci sono documenti, patenti ed una marea di foto. Tra quest'ultime mi colpisce in particolar modo una scena dolcissima, il padrone di casa che tiene in braccio un bambino un po imbronciato. L'atmosfera che si respira in questo ambiente è inevitabilmente triste, poiché mi trovo a dover fare i conti con la realtà dei fatti, un palazzo incantevole che sta cadendo nell'oblio, insieme a tutti i suoi oggetti che raccontano vite intere. Esplorando questo studio, mi sento quasi osservato, percepisco una strana energia, difficile per una persona come me, solitamente fredda e distaccata, poco incline a certe sensazioni paranormali. Non riesco a descrivere ciò che ho provato ma sono fiducioso che qualche lettore comprenderà. Sento il dovere di essere più rispettoso possibile. Osservo meravigliato il proiettore professionale che si trova alla destra della scrivania. Insieme ad alcune targhe ritrovate nei cassetti, dimostrano che il proprietario fosse un appassionato cinefilo. Ma non solo un hobby, visto che aveva in suo possesso alcuni cinema ed il teatro della cittadina. Una famiglia che ha avuto una certa rilevanza locale.

Qua termina il viaggio all'interno della più bella location urbex che abbia mai esplorato. Un luogo iconico che difficilmente sarà pareggiabile. Questi saloni hanno creato un'isteria generale nel mondo dell'urbex italiano, avviando lunghi mesi di ricerche e viaggi a vuoto. Un palazzo che abbiamo provato a tenere segreto, lontano dai malintenzionati, dagli invidiosi e dalla massa, finchè abbiamo potuto. Ad oggi rimane ben poco di quello che vedete in questa testimonianza. Il nome Runia, per chi non lo sapesse, deriva dall'unione dei nomi di noi che per primi lo abbiamo esplorato. RU(Realtà Urbana) + NIA(Omnia). Il ricordo di questa esplorazione rimarrà per sempre inciso nel mio cuore e sono felice di aver condiviso questo luogo con tutti i miei compagni di avventura. Una lacrima di commozione scende sulle mie guance, è quasi d'obbligo.