
Runia
Sua maestà Runia, il luogo più bello che abbia mai esplorato e uno degli abbandoni più belli d'Italia. Stanze idilliache, affreschi, arredi antichi, decadenza, tutto quello che ogni esploratore possa sognare, qua dentro c'è.
VILLE E PALAZZI
9/19/20255 min leggere
Mattinata di check conclusa. Un pranzo veloce, un paio di birre e ci rimettiamo in carreggiata. Il mio compagno di esplorazione mi fa notare un pin in pieno centro paese, su cui aveva già buttato un occhio tempo prima. Arriviamo sul posto ed un muro di cinta ci impedisce l'ingresso. Proviamo ad accedere passando dall'edificio limitrofo ma non si collega al palazzo. Mi arrampico sulla vetrata colorata per capire se fosse aperta, ma niente. Dentro si notano soltanto dei mobili posizionati su di un pianerottolo. Riusciamo a farci spazio in un varco di un vecchio cancello in legno, ricoperto dalla vegetazione. Ecco che siamo nel perimetro di quella che, ancora, non era Runia.


Ci troviamo sul lato del palazzo. Le finestre hanno le inferriate, sbircio dentro ma riesco soltanto a vedere della carta da parati e nulla più. Passando attraverso un cascinale siamo finalmente nel giardino. La prima immagine che ricordo è esattamente la foto che vedete qua sopra. Un loggiato col soffitto crollato ed una vasca che fa capolino da un angolo. Scenario suggestivo. Abbiamo l'acquolina in bocca.
Giriamo l'angolo ed un enorme giardino incolto ci compare davanti. La facciata della villa è in stile classico con notevoli segni di fatiscenza. Quattro colonne edificate nel muro sorreggono il terrazzo. Gli arredi da esterno iniziano ad essere inglobati dalla vegetazione. Le rose e le boungaville in piena fioritura, contrastano con la decadenza della villa. Continuano la loro vita senza particolari problemi.


Mentre perlustriamo il perimetro ci imbattiamo in una stupenda e devastata Fiat Nuova 500 di un rosso ormai sbiadito. Chissà da quanti anni è parcheggiata di fronte a quel vecchio ingresso murato.


Torniamo di fronte alla dimora cercando un modo per entrare. Gli infissi sono logori e le finestre chiuse soltanto da una corda che tiene uniti i due scuri. Slacciato il cordino, mettiamo finalmente piede dentro alla villa che per anni è rimasta la regina indiscussa dell'urbex italiano.


Per prima cosa noto ai miei piedi le macerie di un devastante crollo di due piani. Alzo la testa e due grandi voragini troneggiano su di me. Gli affreschi sono in parte distrutti, riesco addirittura a vedere quelli del piano superiore, assieme ad un letto e ad un cassettone.
La stanza in cui mi trovo è pressoché spoglia. Restano le ombre dei quadri che decadi fa erano appesi ai muri. Un divano rosso angolare e un lampadario. Quest'ultimo si è danneggiato e rovesciato a causa del crollo, soltanto una parte si è salvata e rimane nella sua posizione originaria.
Facendo molta attenzione entro nella stanza a fianco. Anch'essa devastata dai crolli, però, si inizia ad intravedere qualche arredo in più.


La parte centrale dell'affresco si è salvata, rappresenta una distinta signora intenta a suonare l'arpa. Una figura che rivedrò in una delle stanze principali.
Entro in un corridoio ed intravedo la base di una scalinata. Ma prima ci sono altre stanze da esplorare. Una di esse ve la mostrerò nella seconda parte, perchè la considero il cuore di questo antico palazzo. Questa zona pare si sia conservata meglio, addirittura trovo una brandina messa in una camera un pò improvvisata. La proprietaria ha vissuto in questa dimora fino a pochissimi anni fa, vivendo soltanto nelle poche stanze agibili. Difficile abbandonare un luogo del genere, specie se hai passato una vita intera tra queste meravigliose mura. Purtroppo pare che abbia avuto problemi di salute dovuti all'età e che si sia dovuta trasferire in un ambiente più salubre e confortevole. Non voglio spendere ulteriori parole sulla storia della proprietaria perchè nessuno conosce la vera storia e le falsità che sono circolate abbondano. Preferisco immaginarla come una donna tenace e romantica che finchè ha potuto, è rimasta nel luogo che amava. Tra una fedele sigaretta MS e l'altra, osservando il suo palazzo decadere.


Procedo a passo lento, cauto. La scalinata è vicina e la curiosità molta. Mi guardo attorno e inizio a rendermi conto che questa non sarà un'esplorazione come le altre. Il corridoio è affrescato con geometrie varie. Sulla parete di destra c'è una grande tela raffigurante un bosco. Sul lato opposto un quadro con Castruccio Castracani, militare e politico lucchese. L'arredo è un pò confuso, forse a causa di un tentativo di coprire o spostare mobili e sedie. Lo stile però continua ad essere il solito della altre stanze con arredi dorati. La scalinata è piuttosto classica con un corrimano decorato finemente. Una finestra con le vetrate colorate svetta sulla rampa della scale. Quella da cui mi ero affacciato vedendo un pianerottolo e nulla più.




Manca ancora una porta da aprire in questo corridoio, quella che conduce al fianco destro del palazzo. Metto la mano su di una maniglia con un pomello a forma di rubino rosso. Dentro è completamente buio. Illumino con la torcia e provo un'emozione indescrivibile, sicuramente una delle più intense mai provate nelle mie esplorazioni. Chiudo di scatto e chiamo il mio compagno di avventura. Entriamo e siamo di fronte ad uno spettacolo unico, un'opera d'arte magnifica. Prima di aprire le finestre per far entrare la luce, provo l'interruttore. Incredibilmente si accendono alcune delle lampade a muro, restano accese per qualche secondo, fino a che non iniziano a sfarfallare per poi spegnersi del tutto. Un'immagine ancora indelebile nella mia mente.
Ora è tempo di mostrare la stanza regina di Runia, in tutto il suo splendore originario.






Uno dei saloni più belli dell'urbex italiano. Le sue pareti dal rosso inconfondibile hanno reso questo palazzo oggetto di infinite ricerche. Specchiere e lampade dorate, drappi rossi, uno sfarzo decadente visto raramente cosi intonso. Sul soffitto una bellissima replica de "L'Aurora" di Guido Reni. Il giovane Apollo che guida il carro d'oro del sole che porta luce al nuovo giorno. Preceduto da Aurora, che come la mitologia vuole, spalanca le porte del cielo per far passare la biga. Sullo sfondo una città murata dalla quale svettano numerose torri e campanili. Nella cornice dell'affresco ritroviamo dei cerchi contenenti la "regina", la stessa che compare in una delle stanze precedenti. Forse un'ode alle arti classiche. In mezzo alle due uniche finestre, un bellissimo pianoforte.
Il salone che vedete in queste foto, ad oggi, è stato spogliato di ogni arredo. I proprietari, dopo mesi di totale disinteresse, hanno spostato gran parte di questi beni in un luogo sicuro. Pare che gli accessi siano stati murati per tenere lontani i senzatetto che ormai utilizzavano questa antica dimora come rifugio.
La prima parte di questo racconto termina qua, nella prossima ci sarà ancora tutto un bellissimo piano da scoprire, ed anche la stanza che reputo il cuore di questo luogo.