Un alpino lontano da casa

La villa di un farmacista che fu sottotenente negli alpini durante la II guerra mondiale. Una casa ancora piena di ricordi di vite passate. La storia di chi la abitava è ancora intrisa nelle pareti.

VILLE E PALAZZI

10/17/20244 min leggere

Ultima esplorazione di una domenica piovosa e fino a quel punto, poco soddisfacente, ma molto faticosa. E' uno di quei rari casi in cui il nostro gruppo di esplorazione è al completo, serve una scoperta che ci svolti la giornata. La svolta arriva appena varco la finestra del luogo di cui vi sto per raccontare la storia.

Una stanza arredata mi si para davanti. I volti racchiusi in delle fotografie incorniciate mi fissano mentre cammino lentamente per la stanza. Le gravi infiltrazioni di umidità si notano già dalla prima camera, dei secchi sono distribuiti per tutta la casa per raccogliere l'acqua che gocciola dai soffitti.

Molti oggetti sono stati raccolti per essere portati via dagli eredi, ma restano ancora in attesa, coperti da uno strato di polvere. Tra i numerosi oggetti, spicca un foglietto posto sotto ad alcune noci argentate, "da nonno Fili e da nonna Tina". Gli ultimi ad abitare la casa dovevano essere stati proprio i nonni, mentre figli e nipoti pare si siano spostati altrove, lasciando la casa in stato di abbandono. Entrando nella cucina, una testa di capriolo mi fissa da sopra il camino, davanti invece, un'inquietante sedia a dondolo giace immobile.

Da qui in avanti, ogni stanza rivelerà delle sorprese stupende.

Entrando in una camera da letto, un intenso mix di profumi mi accoglie. Insolito per una casa abbandonata, dove di norma l'odore di muffa e stantìo pervade ogni zona. Una cassettiera è completamente ricoperta di profumi di ogni genere, lo stesso vale per alcune mensole e per una graziosa toeletta. Una enorme collezione di profumi, molti di loro ormai divenuti alcol, che doveva appartenere alla signora di casa.

Un pianerottolo colmo di oggetti accumulati di vario genere, mantiene ancora alcune decorazioni di quando la villa era abitata. Qua scopro da alcuni quadretti che il proprietario della villa prestò servizio durante la WWII come alpino. L'inconfondibile berretto con la penna nera, è ancora appeso ad una parete.

Una delle stanze attigue al pianerottolo, pare fosse dedicata alla pittura e al cucito, infatti alcuni cavalletti e delle tavolozze di colori sono sparsi per la stanza. Una meravigliosa Singer Gold Sphinx di inizio 900 è ancora integra in un angolo.

La famiglia doveva avere una nota farmacia locale, con un proprio stemma di famiglia come insegna, che purtroppo non posso mostrare per mantenere il luogo segreto. Alcuni strumenti farmaceutici si trovano sparsi per la casa.

Molti sono anche i richiami alla squadra del cuore di Nonno Fili, ovvero il Milan. Adesivi, tessere del club e una storica bandiera appesa in bella vista in una camera da letto. Wembley '63, la prima Coppa dei Campioni vinta dal Milan. Difficile non emozionarsi di fronte ad un cimelio del genere, specialmente per chi è di fede rossonera, come me.

Tra tutte queste stanze, manca ancora il cuore della villa, il salotto. Ho preferito lasciarlo per ultimo perchè c'è molto da mostrare.

Ricordo benissimo, a distanza di molto tempo, il primo ingresso. Ero circondato da quadri di ogni tipo, ritratti, dipinti, lettere di guerra incorniciate. Ogni parete ricoperta. Una stanza che doveva essere mostrata con grande orgoglio dai proprietari di casa. Dietro la porta di ingresso, si nasconde uno scaffale con dei cimeli di guerra, alcune granate e un mortaio spiccano decisamente. Un dispaccio militare incorniciato, datato dicembre '43, degrada il proprietario da sottotenente a soldato semplice, perchè "egli rifiuta di far parte dell'esercito italiano repubblicano". In mezzo a questa mole di ricordi, c'è una scatola colma di ciò che a prima vista paiono essere biglietti da visita, in realtà, sono dei ricordini del funerale della defunta moglie, che per questioni di privacy non mostrerò. Un ritrovamento inquietante, soprattutto per l'ingente quantità. Una dedica fatta dal marito per la moglie, da distribuire come ricordo al funerale, tenutosi molti anni prima del mio ingresso.

Ma il ritrovamento più misterioso deve ancora arrivare, infatti alla base di un piedistallo, vicino i bigliettini, un sacchetto nasconde qualcosa di molto inquietante. Aprendolo, mi ritrovo in mano un autentico teschio umano. I denti ricadono nel sacchetto, poggio il cranio sul piedistallo e resto incredulo a fissarlo. Mi domando se sia vero o no, ma il taglio non perfetto sul cranio e gli evidenti segni del passare del tempo, non lasciano molti dubbi, se non quello di chi sia. L'ipotesi più probabile è che sia derivato dalla sua professione di farmacista, l'altra ipotesi, decisamente più angosciante, visto che era accanto ai biglietti del funerale, è che sia appartenuto alla defunta moglie...